La ricerca “Le Regole del Gioco” (The European House – Ambrosetti – 19 settembre 2017)
Il Disturbo da Gioco d’Azzardo Patologico (DGA) è stato riconosciuto come patologia già nel 1980 dall’Associazione degli Psichiatri Americani ed è stato classificato nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM) IV come “disturbo del controllo degli impulsi non classificati”. Il successivo DSM V nel 2013 ha riclassificato il /DGA insieme agli altri disturbi da sostanze psicoattive nella neoistituita categoria “disturbi correlati a sostanze e disturbi da addictions” che sostituisce, proprio per includere il /DGA, la precedente “Substance use disorders”. Oggi è quindi totalmente assimilato alle dipendenze da sostanza. L’ICD-10 (International Classification Disease) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lo ha inserito tra i “disturbi delle abitudini e degli impulsi”.
Si tratta di un “comportamento persistente, ricorrente e maladattivo di gioco che comprende gli aspetti della vita personale, familiare e lavorativa del soggetto”.
I DISTURBI CORRELATI ALLA DIPENDENZA DA GIOCO
Il DGA è solitamente definito una dipendenza sine substantia che in alcuni casi si accompagna ad altre dipendenze o disturbi come depressione, ipomania, disturbo bipolare, impulsività, abuso di sostanze (alcol, tabacco, sostanze psicoattive illegali), disturbi di personalità, deficit dell’attenzione con iperattività, disturbo da attacchi di panico con o senza agorafobia e altri disturbi fisici associati allo stress1.
QUALI SONO I PRINCIPI DISTINTIVI DELLA DIPENDENZA?
La patologia è riconducibile ai tre principi distintivi della dipendenza, che valgono tanto per le forme di dipendenza fisica quanto per quelle di dipendenza sine substantia come il DGA:
- il principio di tolleranza: la necessità di aumentare le dosi nel tempo per conseguire lo stesso grado di soddisfazione;
- il principio del craving: la presenza di un desiderio profondo e di una impulsività non mediata nella ricerca dell’oggetto della dipendenza;
- il principio di astinenza: per guarire i soggetti patologici devono attraversare un periodo di allontanamento dall’oggetto della dipendenza, con sintomi psicofisici di malessere.
Questi tre principi permettono di distinguere un individuo patologico da un giocatore psicologicamente sano. Il principio di astinenza, in particolare, ha portato al riconoscimento della patologia come una dipendenza.
È UNA DIAGNOSI COMPLESSA
La diagnosi non è tuttavia semplice, deve essere fatta da una equipe di specialisti, e si basa sulla rispondenza ai criteri diagnostici descritti dal DSM V che sono da individuare in un “persistente e ricorrente comportamento problematico di gioco d’azzardo che comporta difficoltà o disagio clinicamente significativi, come indicato da un soggetto che, nell’arco di un periodo di 12 mesi, presenta quattro o più tra i seguenti”2:
- ha bisogno di giocare con quantità crescenti di denaro per raggiungere l’eccitazione desiderata;
- è irrequieto o irritabile quando tenta di ridurre o interrompere il gioco;
- ha ripetutamente tentato senza successo di controllare, ridurre, o interrompere il gioco;
- è eccessivamente assorbito dal gioco (ad esempio, ha persistenti pensieri su esperienze passate di gioco, di soppesare o programmare
- il gioco successivo, di pensare ai modi per procurarsi denaro con cui giocare);
- spesso gioca quando si sente a disagio (ad esempio, indifeso, colpevole, ansioso, depresso);
- dopo aver perso, spesso torna in un’altra occasione per rifarsi (rincorre le perdite);
- mente per occultare l’entità del proprio coinvolgimento nel gioco;
- ha messo a repentaglio o perso una relazione significativa, il lavoro, oppure opportunità scolastiche o di carriera per il gioco;
- fa affidamento su altri per reperire il denaro per alleviare una situazione finanziaria disperata causata dal gioco.
In Italia la diagnosi basata su questi criteri è affidata ad una squadra multidisciplinare nel contesto di un Servizio per le Dipendenze (Ser.D.).
Fonte:
1Ministero della Salute, 2017
2DSM V, Associazione degli Psichiatri Americani, 2013